Chi sono

stemma“Sono nato a Napoli, al Vomero dove ho vissuto gran parte della mia vita. Affiorano alla mia memoria tanti ricordi. La memorabile nevicata del ’56, quando il fratello più piccolo di papà, zio Antonio, e i cugini Enzo, Enrico e Italo usarono, come pista da sci, la “discesa del capitano” nella villa Belvedere al “Vomero Vecchio”. Ho scolpito nella memoria la gracile, minuta figura di don Mimì, così affettuosamente lo chiamavano tutti, quando dava una pacca sulla spalla a un suo coetaneo, forse un amico, che, meno fortunato, guadagnava la giornata con il “bancariello” per le appizzate dei fichidindia, che apriva quotidianamente sul marciapiede di via Belvedere, sempre allo stesso posto. Di fronte a villa Belvedere c’era la villa di zio Mimì, il fratello di nonna Mentina. Era il medico dei vomeresi. In quella enorme casa, ogni anno, ci riunivamo tutti (eravamo veramente tanti, compreso Ronny, il fedele cane lupo) per festeggiare la santa Pasqua, Natale e Capodanno. Il garage della villa era “l’officina” dove papà, zio Antonio e i loro cugini costruivano ogni anno il carruoccio per partecipare alla tradizionale corsa lungo le pericolose discese di via Morghen. Quelle “sofisticate” macchine, figlie di accrocchi composti da una tavoletta che aveva per ruote quattro cuscinetti a sfera, tanto usati dai cosiddetti “ragazzi di strada”, avevano le forme più strane; il primo carroccio dei miei parenti rappresentava l’edicola di un giornalaio: per niente aerodinamico, all’esordio, in curva, si ribaltò: fortunatamente nessuno si fece male.
Mi rivedo mentre attraverso ogni mattina le “montagnelle” per andare alla succursale della scuola elementare Quarati, in villa Belvedere. Esse congiungevano via Belvedere con via Fracanzano, dove, al secondo piano del n° 25, di fronte al palazzo delle Poste, mamma, all’alba di un nevoso 6 marzo del 1949, mi ha partorito in casa, senza assistenza e con la “camicia” (me lo diceva spesso con orgoglio ). Le montagnelle oggi sono diventate l’incrocio tra il ponte di via Cilea con quello di via Gemito.
Rivivo le indimenticabili partite di calcio ai Salesiani, dopo avere ascoltato la messa dome- nicale delle dieci e dopo avere mangiato la “graffa” offerta dall’oratorio diretto dall’indimenticabile padre Di Lorenzo; le avvincenti partite del Napoli allo stadio del Vomero, quando i giocatori erano veri atleti e vivevano in gruppi in stanze prese in affitto. Al quarto ed ultimo piano del palazzo ove abitavo, c’erano Di Giacomo, Posio, Fontanesi, Greco, Bertucco: li ricordo come se fosse oggi. A volte l’indimenticabile “zio” Beato, il massaggiatore della squadra e amico dei miei, mi portava con lui sul terreno di gioco, facendomi provare l’emozione da mozzafiato di vedere da vicino i miei idoli, primo fra tutti, Vinicio, ‘o Lìone. Nella palazzina rossa, sede del Napoli di allora, Marco ha frequentato il liceo (peccato che papà non l’abbia conosciuto).
Ancora, le giocate a pacchiosa con dietro al masto i ritrattielli o a pacchero nelle vivibili strade sotto casa, per non parlare delle partite a pallone con il superflex, comprato dopo una difficile colletta: quanti vetri rotti e quante precipitose fughe con il cuore in gola per la paura (anch’io ero un “ragazzo di strada”, forse meglio vestito, e ne sono fiero); la incontenibile gioia mia e di Maria Rosaria, mia sorella, che si ripeteva ogni fine luglio, nel vedere mamma preparare il “baule” della biancheria che poi lo spedizioniere veniva a ritirare per imbarcarlo sul “vaporetto”. Quindi la traversata verso Ischia per le vacanze estive, tra un mal di mare e l’altro, nonostante la xamamina, non ricordo se già si chiamava così, che immancabilmente mamma o papà ci somministravano; il “viaggio” in motocarrozzella, che facevamo un paio di volte, da Porto a Sant’Angelo, dove prendevamo la barca a motore che ci portava ai Maronti e lì un improvvisato ristoratore, in una pagliarella di cannucce di bambù, si cucinava il pollo mettendolo sotto la sabbia rovente; la malinconia che mi prendeva la sera del ferragosto, quando mamma e papà ci lasciavano con la “cameriera” perché, a dorso di mulo, salivano sul monte Epomeo per trascorrere la notte in attesa di vedere il sorgere del sole.
Come dimenticare il tragico crollo del palazzo ove ora c’è Coin sotto le cui macerie morì zia Elena, cugina di papà; le allegre “mangiate” da zio Totonno, il fratello di nonno Mimì, titolare della trattoria e bottiglieria Sica in via Bernini; i carri di Piedigrotta, che ammiravo affascinato dal balcone della casa di zia Elena; le ingorde abbuffate di “pastecresciute” e crocchè nella storica, e tuttora esistente, friggitoria in piazzetta Fuga, all‘uscita dalle medie “viale delle Acacie” (in quella scuola, durante l’ora di educazione fisica, vidi per la prima volta Annamaria. Mi colpì perché, al posto della tuta, indossava dei pantaloncini bianchi sotto la gonna. La rincontrai qualche anno dopo, al G.B. Vico, in primo liceo: avevamo sedici anni e frequentavamo la stessa classe. Da allora siamo stati sempre uniti. Forti del solido patrimo- nio lasciatoci in eredità dai nostri genitori (una sana educazione, onestà, lealtà e sentimenti semplici), abbiamo costruito insieme tutto quello che abbiamo, tra gioie e difficoltà. Non è molto, ma per noi è il massimo che si possa desiderare. Al suo amore e ai suoi sacrifici di moglie, prima, e poi, anche di mamma devo, in particolare, la grande soddisfazione e la continua gratificazione che provo nel sentirmi pienamente realizzato nel lavoro. Se tornassi indietro nel tempo, rifarei esattamente la stessa bellissima esperienza maturata sino ad ora. Oggi, come ho già detto, abito nella zona dove da giovanetto andavo in campeggio con i boys scouts; nel cosiddetto “Rione Alto”, inesistente toponimo che individua parte di quelle che furono splendide distese di verde e boschi dei Camaldoli e ora è solo un anonimo agglomerato di cemento. Qualcuno, però, per farci ricordare che anche lì siamo a Napoli, ha fatto trasferire Totò da Santa Maria Antesaecula, dove è nato, in piena Sanità, a via Sigmund Freud. E il principe ci guarda con tutta la sua fiera comicità!
Quando il tempo me lo consente, prendo la metropolitana collinare e scendo a piazza Van- vitelli. Mi guardo in giro per rivedere il “mio” Vomero, ma la “vasca” è irriconoscibile. Manca Caputo ove da piccolo, di tanto in tanto, mamma mi comperava qualche giocattolo e il bar pasticceria Sangiuliano.
In via Scarlatti ritrovo solo la tabaccheria De Santis e Soave. Non ci sono più Daniele, con le sue pastiere che di più si avvicinavano a quelle “fatte in casa” e che all’epoca erano il dolce che si mangiava solo alla santa Pasqua, Coppola, dove a quattordici anni, da solo (che impresa) comprai la mia prima “mitica” Lacoste, Helvetico, indimenticabile negozio di materiali elettrici (si è trasferito in via Cimarosa, ma non è la stessa cosa!) e tanti altri. Il cinema Ideal è stato sostituito dalla galleria Zuppardi e poi dall’attuale galleria Scarlatti. In compenso, però, la strada è stata pedonalizzata e al centro di essa abbiamo potuto ammirare, dal 1999 fino alla sua rimozione, avvenuta tra gli applausi dei vomeresi, a settembre del 2018, la scultura “Itaca”, di Ernesto Tatafiore. Non sento più nell’aria l’odore del baccalà di quell’omaccione grande e grosso che era don Mario in via Merliani né quello del casatiello della salumeria Guarino in via Luca Giordano; la “Croce Rossa” di via Solimena, dove, per la mia eccessiva vivacità, ero praticamente di casa, è stata sostituita da un ambulatorio veterinario, se ricordo bene; è scomparsa anche Standa (2002) e al suo posto, griffe della globalizzazione, il mega- store “fnac” (fallito e sostituito da un avvicendarsi di esercizi commerciali. Oggi ce n’è uno di “abbigliamento”): mi sembra di essere in un altro posto. Sono da poco passate le due del pomeriggio di una domenica qualsiasi. Sento l’inconfondibile e inimitabile fischio del venditore ambulante di semente, lupini e noccioline americane: almeno questo c’è ancora!” (dalla nota personale del mio libro “Passeggiando per Napoli”

Nonno Mimì è stato uno dei fondatori del Vomero Abitava con la sua famiglia (e quindi con papà, il suo primogenito) a Villa Giordano, al Vomero vecchio (via Belvedere). Mi sono  laureato  in giurisprudenza nel luglio del 1972 e, dopo la scuola di perfezionamento in diritto Amministrativo, ll 14 febbraio 1974 è iniziata a Milano la mia avventura lavorativa come funzionario nella direzione di una primaria compagnia di Assicurazioni.  Il 21 ottobre dello stesso anno ho sposato Annamaria e abbiamo preso casa nel  capoluogo lombardo in via Tito Livio 2 (zona Porta Romana- Porta Vittoria)- Ritornati a Napoli dopo diversi anni è nato  Marco, figlio unico per nostra scelta.  Ho diretto l’ufficio sinistri regionale di quella compagnia assicurativa. Ho vinto, poi, un concorso  nella Circumvesuviana ( all’epoca Strade Ferrate Secondarie Meridionali, società per azioni dell’Iri), oggi EAV. Sono stato in quest’ azienda  fino al 30 settembre 2007  raggiungendo la posizione “apicale” di Segretario Generale e Direttore degli Affari Legali.  Avvocato abilitato al patrocinio innanzi alla Corte di Cassazione e alle altre Magistrature Superiori,  ho difeso la Circumvesuviana  innanzi al Giudice Ordinario e Amministrativo in tutti i gradi del giudizio.  Sono stato membro effettivo del Consiglio di Disciplina per l’azienda e Vicepresidente dell’Unione Regionale Federmanager (Federazione Nazionale Dirigenti Aziende Industriali). Sono  stato componente-segretario della Commissione Avvocatura Pubblica, del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli. Il 9 marzo 2022 il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli mi ha conferito la medaglia d’oro “a testimonianza della lunga attività professionale  svolta nella quale si è distinto per competenza, probità , attaccamento alla toga”. Sono iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti come pubblicista.

Sono critico teatrale, membro dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e scrivo per il quotidiano ROMA di Napoli . Sono iscritto all’Ussi ( Unione Stampa Sportiva Italiana). Sono stato addetto stampa della U.N.A.E.P (Unione Nazionale Avvocati Enti Pubblici). Sono Mediatore Civile (ex Decreto Legislativo n°28 del 4 marzo 2010).

Sono stato  componente del Collegio dei Probiviri del Sindacato Unitario Giornalisti Campania inizialmente con la carica di Segretario e dal 2019  con quella di Vicepresidente del collegio.

Sono componente del Collegio dei Probiviri di Federmanager con la carica di Segretario  e sono stato eletto  Presidente del Collegio il 30 giugno 2023.

Con  D.M. del Ministero della Giustizia del 23 febbraio 2016 sono stato nominato Giudice Onorario di Tribunale presso il Tribunale di Napoli.

Il 30 gennaio 2013 mi è stato conferito il  Premio “Utopia Lamont Young” per il giornalismo, giunto alla XVII^ edizione. Il 2 maggio 2015 mi è stato conferito il Premio Internazionale Città di Pomigliano d’Arco “Number One dell’Arte e della Scienza”. Il 31 ottobre 2015 L’Accademia Internazionale Partenopea Federico II mi ha conferito la nomina di “Accademico Honoris Causa”.Il 12 novembre 2016 mi è stato conferito il “Premio Città di Napoli-Memorial Libero Bovio” per il giornalismo. Il 13 maggio 2017 l’International Academy Parthenopea Federico II  mi ha conferito  Ia nomina di “Senatore Accademico Onorario”. Il 23  giugno 2018 l’International Academy Parthenopea mi ha conferito il Premio Internazionale D’Arte e Cultura “Città di Napoli”- Oscar Accademico VIII edizione.  L’11 gennaio 2019 la stessa Accademia mi ha nominato suo Ambasciatore Culturale nel mondo, e il 3 settembre mi ha conferito iI diploma di merito per il giornalismo . Sempre nel 2019  il Consolato del Benin di Napoli mi ha  premiato con una targa per l’impegno giornalistico svolto nei confronti della repubblica africana. Il 18 settembre 2021 l’Accademia  mi dato il premio alla Carriera per meriti giornalistici e l’Universal Padre Pio Academy mi ha nominato Honorary Member.

Nel 2003, spinto dall’amore per la mia città, ho scritto un libro sulla  sua storia e l’ho titolato ” Io napoletano turista a Napoli”, edito da Loffredo Editore. Sono coautore  del libro “Napoli in love/2″ , edito da Compagnia dei Trovatori Edizioni, presentato il 29 giugno 2017. Il 10 ottobre 2019 ,al Gran Caffè Gambrinus, è stato presentato il mio libro “Voci della Città”  edito da  Rogiosi editore. Nel dicembre del 2020 sempre Rogiosi Editore ha pubblicato il  libro “Voci della Città 2″ che non è stato presentato “in presenza” per la pandemia da Covid-19. Il 6 ottobre 2022, al Circolo Canottieri Napoli, è stato presentato “Voci della Città 3″, edito sempre da Rogiosi Editore.” Ad agosto del 2023 Rogiosi Editore mi ha pubblicato il libro “Passeggiando per Napoli” presentato al Circolo Canottieri Napoli il 26 ottobre 2023.

Il 27 dicembre 2003 il Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, mi ha conferito l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

I miei hobbys sono: lettura, canto con tastiera, nuoto, vela, canoa, qualche performance teatrale e passeggiate in moto.

  Ma la cosa più bella è accaduta martedì 14 settembre 2010: alle 12,30 mia nuora Francesca Ciaburri ha dato alla luce la piccola Francesca Mariagiovanna facendomi diventare nonno! Il 12 agosto 2012, più o meno alla stessa ora, Francesca si è ripetuta: ha partorito Andrea Domenico. Grazie a lui la gens continua!

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